Benvenuto!

Questo blog nasce dalla possibilità di poter condividere la propria passione, esperienza e professionalità per tutte quelle che sono le discipline complementari (Naturopatia, Fitoterapia, Omeopatia, Medicina Tradizionale Cinese, Ayurveda, etc.) insieme a tutti coloro professionisti e non che considerano tali discipline non una "alternativa", ma una reale possibilità d'integrazione alla "medicina tradizionale allopatica" al fine di poter migliorare il proprio benessere e non curare patologie con improbabili sistemi fai da te, senza l'aiuto del medico o di un operatore professionista.

Tutti siete i benvenuti!

"La natura nell'uomo, l'uomo nella natura." (dr. M.C.)

mercoledì 21 dicembre 2011

Festività 2011


A tutti coloro che fin qui mi hanno seguito su questo blog, un augurio sincero di un Natale ricco di Luce che illumini, protegga e riempia ogni istante del Nuovo Anno.
Grazie
Maurizio

giovedì 13 ottobre 2011

L’assunzione materna di Omega-3 influenza lo sviluppo dell’intestino e la risposta immunologica

Gli acidi grassi polinsaturi Omega-3 possono supportare lo sviluppo dell’intestino nel feto e migliorare la risposta immunologica delle cellule intestinali a batteri e agenti esterni riducendo la possibilità che il bambino soffra di allergie, secondo una nuova ricerca nell’animale. 
Lo studio, pubblicato nel Journal of Physiology, evidenzia che una dieta materna ad alto tenore di Omega-3, permette uno sviluppo migliore dell’intestino. Questo studio sull’animale ha confrontato infatti gli effetti dell’assunzione di Omega-3 e di placebo durante la gravidanza e l’allattamento. Dopo 14 giorni di trattamento è stato rilevato un aumento della permeabilità della parete intestinale simile nei due gruppi. Dopo 28 giorni però la permeabilità è risultata maggiore nel gruppo trattato con Omega-3 rispetto al controllo.
I ricercatori ipotizzano che gli Omega-3 modifichino la permeabilità intestinale mediante variazioni neuro-plastiche del sistema nervoso enterico del figlio. L’introduzione di Omega-3 durante la gravidanza e l’allattamento influenza la funzionalità della barriera intestinale del neonato e può quindi ridurre il rischio di allergie negli anni seguenti. La barriera intestinale gioca infatti un ruolo fondamentale nelle reazioni immunologiche del neonato.
Studi clinici precedenti avevano suggerito che l’introduzione di Omega-3 durante la gravidanza riducesse il rischio di allergie nel neonato. Questo studio sull’animale offre ora una spiegazione del meccanismo d’azione attraverso il quale questi acidi grassi influenzano le risposte immunitarie. Lo studio evidenzia che il sistema immunitario del bambino, grazie all’Omega-3 assunto dalla madre, si sviluppa più velocemente portando ad una migliore funzionalità immunologica ed una minore probabilità di allergie.
Bibliografia: De Quelen F. et al. ‘n-3 polyunsaturated fatty acids in the maternal diet modify the postnatal development of nervous regulation of intestinal permeability in piglets’ The Journal of Physiology 2011 Sep 1; 589(Pt 17): 4341-52.
(interamente tratto da: Solgar News del 13 ottobre 2011)

lunedì 10 ottobre 2011

Le "Smart Drugs" queste sconosciute?

Con il termine “Smart Drugs”, “droghe furbe”, si definiscono tutti quei composti sia di origine naturale che sintetica non proibiti dalle leggi vigenti sugli stupefacenti che possono contenere principi attivi con presunte o accertate proprietà psicoattive (1).
La definizione di “Smart Drugs” è in continuo cambiamento, non solo per i diversi tipi di sostanze che di volta in volta rientrano in questa categoria, ma anche da un punto di vista concettuale e culturale. Negli anni ‘90 il termine “Smart Drugs” si diffuse negli Stati Uniti per indicare alcuni farmaci usati in medicina come coadiuvanti delle malattie senili. Nel 1991, fu pubblicato “Smart Drugs and Nutrients”, un libro scritto dal gerontologo americano Ward Dean e dal giornalista John Morgenthaler in cui si descrivevano una serie di sostanze con “azione sul cervello”, dette “nootropiche”, in grado di resuscitare ricordi dimenticati, di aumentare il quoziente di intelligenza, di aumentare la potenza sessuale, come ad esempio il piracetam o la lecitina (2). Solo alcune sostanze di origine vegetale contenenti principi psicoattivi erano menzionate nel libro. In realtà la dizione “americana” di “Smart Drugs” è rimasta invariata nel tempo: ancora oggi negli Stati Uniti le “Smart Drugs” sono una serie di sostanze farmacologicamente attive, che comprendono anche gli steroidi, in grado di agire sulla “performance” generale dell’individuo.
A partire dalla fine degli anni ´90 invece, in Europa arriva la moda studentesca dell’uso di sostanze naturali o sintetiche vendibili legalmente con presunte indicazioni di efficacia sulla concentrazione e sulla memoria o con proprietà psicoattive.
Attualmente non esiste una terminologia univoca sul termine “Smart Drugs”: si parla infatti contestualmente di droghe vegetali, droghe etniche, droghe etnobotaniche, droghe naturali, biodroghe, etc.. Per taluni il termine “Smart Drugs” indica tutta una serie di bevande energetiche o pastiglie stimolanti (che tentano di simulare l’effetto dell’ecstasy) che assicurano effetti eccitanti pur rimanendo nella legalità (caffeina, ginseng, etc.): vengono proposte e consumate soprattutto in ambienti giovanili (discoteche, rave party etc.). Per altri le “Smart Drugs” si confondono molto più con le droghe naturali o droghe etniche, confinando il loro consumo ad ambienti più alternativi rispetto alla discoteca.
È possibile inoltre che il principio attivo contenuto nelle parti fresche o secche delle piante vendute come “Smart Drugs” sia presente nelle Tabelle delle sostanze stupefacenti del “testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenze” (3), ma non sia presente né la pianta, né parti di essa, il che rende automaticamente legale la sua vendita. Infatti sono legali gli “Smart Shop”, negozi presenti in diverse nazioni europee da una quindicina d’anni e specializzati nella vendita di questi particolari prodotti erboristici diversi per origine o formulazione. Gli “Smart Shop”, che in Italia sono circa un centinaio, vendono non solo “Smart Drugs” di origine naturale e sintetica (in quest’ultimo caso si tratta di capsule contenenti aminoacidi, neurotrasmettitori tipo GABA ecc.) con marchio CE, ma vendono anche prodotti destinati alla coltivazione di piante (soprattutto funghi e canapa) e prodotti accessori destinati ad ottimizzare l’effetto derivato dall’assunzione di sostanze fumabili (cartine, filtri, pipe, bong, vaporizzatori).
Inoltre questi prodotti sono “furbi” perché è anche possibile acquistarli attraverso siti web come incensi e/o profumatori con precisa indicazione del divieto per uso umano, sebbene esistano poi altri siti che spiegano dettagliatamente le modalità di assunzione di tali sostanze (ingestione, fumo di pianta secca, ecc.).
L’eterogeneità delle “Smart Drugs” si riflette nella possibilità di adottare molteplici criteri di classificazione: modalità di consumo, classe chimica di appartenenza, finalità d’uso. L’uso della maggior parte di queste sostanze origina dalla medicina alternativa/etnica, riproponendo sostanze vegetali ricavate da erbe e piante già al centro di riti tradizionali e usanze celebrative. I popoli cosiddetti primitivi conoscevano molto bene i pericoli di queste sostanze e non a caso le consideravano sostanze sacre. “Sacro” deriva infatti dal latino sacer e indica “ciò da cui si deve stare lontani.”
A partire dall’anno 2003, su incarico del Ministro della Salute, Il Reparto Farmacodipendenza, Tossicodipendenza e Doping dell’Istituto Superiore di Sanità ha eseguito più di 500 analisi chimiche quali-quantitative e valutazioni farmacotossicologiche su più di 200 reperti provenienti da sequestri dei Nuclei Antisofisticazioni dell’arma dei Carabinieri (NAS) e delle Procure della Repubblica di diverse città. Tali reperti provengono da “Smart Shop”, erboristerie, negozi di etnobotanica e si tratta di confezioni contenenti estratti vegetali secchi con differente involucro e denominazione. SmartDrugs (4)
L’analisi e la classificazione di queste sostanze prosegue senza soluzione di continuità.
Nel 2005, su mandato del Dipartimento Nazionale delle Politiche Antidroga della Presidenza del Consiglio dei Ministri, è stato realizzato il libro “Smart Drugs” contenente le monografie delle 25 più comuni “Smart Drugs” ritenute a rischio di dipendenza per i loro effetti farmacologici (4).
In ciascuna monografia venivano fornite in primo luogo le caratteristiche tassonomiche della specie vegetale in questione, il/i principio/i attivo/i che le caratterizzava, il luogo di coltivazione, a livello di quale porzione della pianta fosse presente il principio attivo. Venivano inoltre fornite notizie sulle caratteristiche chimico-fisiche dei principi attivi, l’uso storico/tradizionale della pianta e quello invece attuale, la legislazione in materia del singolo principio attivo, le caratteristiche farmaco-tossicologiche dei principi attivi presenti nella specie vegetale in esame. In ciascuna monografia era altresì possibile ottenere informazioni sulla procedura operativa da seguire qualora si volesse effettuare in laboratorio la determinazione analitica del prodotto.
Il libro non catalogava né ordinava tutti i prodotti “vegetali” reperibili negli “Smart Shop”, ma si poneva l’obiettivo di focalizzare l’attenzione dei ricercatori e delle forze dell’ordine su quelli che sembravano essere i prodotti contenenti molecole dotate di una qualche attività psicoattiva (stimolanti, allucinogeni etc.) il cui consumo poteva dimostrarsi in qualche modo dannoso per la salute.
Il libro sulle “Smart Drugs” edito dall’Istituto Superiore di Sanità ha avuto grande diffusione sia nel mondo scientifico che sui media. Ma  in questi ultimi anni si è modificato l’uso e il consumo di queste sostanze e alcuni siti web analizzati hanno evidenziato una nuova tendenza di consumi. Sono state immesse in commercio nuove “Smart Drugs” e sono aumentate le informazioni scientifiche sull’uso e sulla tossicità di queste sostanze. Si è ritenuto quindi utile redigere una seconda edizione del libro con le monografie della prima edizione aggiornate sulla legislazione, sulle proprietà farmacologiche e sulle metodologie analitiche. Sono state inoltre aggiunte sei nuove monografie, ed un capitolo dedicato alle “Spice”, miscele di differenti “Smart Drugs”, che hanno suscitato interesse per l’azione farmacologica e tossicologica
dovuta alla presenza di più prodotti di origine vegetale e di sostanze di sintesi con effetti simili a quelli della cannabis.
Sebbene non esaustive, le notizie contenute in questa seconda edizione del libro riportano dati di nostri studi e ricerche e della letteratura internazionale in merito e forniscono informazioni utili al ricercatore, al legislatore e alle forze dell’ordine.
Bibliografia:

1. BAKER LS. “Smart drugs”: a caution to everybody. Am J Psychiatry. 1996; 153: 844-845.
2. DEAN W, MORGENTHALER J. Smart Drugs and Nutrients: how to improve your memory and increase your intelligence using the latest discoveries
in neuroscience. Smart Publications - Petaluma, CA USA 1990.
3. Decreto del Presidente della Repubblica (D.P.R.) n. 309 del 9 ottobre 1990 e suo testo aggiornato nel 2006 e presente nella Gazzetta Ufficiale n. 62
del 15 marzo 2006.
4. PICHINI S, PALMI I, MARCHEI E, PELLEGRINI M, PACIFICI R, ZUCCARO P. Smart Drugs. Osservatorio Fumo, Alcol e Droga, Dipartimento del Farmaco, Istituto Superiore di Sanità; ottobre 2006.
http://www.iss.it/binary/drog/cont/SD_COMPLETO_ridotto.pdf

Tisana ai semi di Finocchio: una miniera di sostanze anticancerogene !

E' questo uno dei significativi contributi scientifico che il Centro di Medicina Integrativa di Careggi ha presentato al ECIM (European Congress of Integrative Medicine) appena conclusosi a Berlino.

Afferma Fabio Firenzuoli, Direttore del Centro di Careggi "Abbiamo potuto documentare, con la letteratura disponibile e ricerche originali, che anche la banale tisana di semi di finocchio contiene numerose sostanze che in maniera sinergica possono aiutare nella lotta contro l'insorgenza di tumori. In particolare si tratta di polifenoli che inibiscono la cancerogenesi e favoriscono l'apoptosi, cioè la morte programmata delle cellule già degenerate". La scoperta più importante rimane comunque la dimostrazione che tra questi polifenoli del finocchio è presente l'EGCG, epigallocatechina-gallato, finora nota come principale agente anticancerogeno del tè verde. "Nessuno lo sapeva fin ora, neppure noi !  Aver trovato nel finocchio queste sostanze, è doppiamente importante, per la loro diretta attività protettiva, ma anche perché bloccano le SULT, cioè le Sulfotransferasi, enzimi responsabili dell'attivazione tossica dell'estragol o, sostanza presente in piccole quantità nell'olio essenziale del finocchio e dello stesso basilico". La ricerca è stata condotta in collaborazione con Matteo Floridia e Simone Cristoni (NewsService, Milano). "Sembra trattarsi di un vero e proprio  caso di sinergia naturale presente nel fitocomplesso del Finocchio" dice Alfredo Vannacci, responsabile della ricerca del Centro e ricercatore presso il Dipartimento di Farmacologia dell' Università di Firenze diretto dal Prof. Alessandro Mugelli "senza considerare che lo stesso anetolo, principale componente dell'olio essenziale del finocchio, sperimentalmente ha già dimostrato una capacità di riduzione della diffusione metastatica e potrebbe meritare attenzione anche per eventuali studi clinici". La tisana al finocchio può dunque riservare importanti sorprese, speriamo utili anche per i pazienti, comunque oltre le aspettative che vengono dal uso domestico come rimedio di tipo d igestivo.
L’attività di ricerca del Centro di Medicina Integrativa di Careggi non si ferma però alle tisane:  Alfredo Vannacci, insieme a Fabio Firenzuoli, Luigi Gori, Eugenia Gallo e Vittorio Mascherini hanno portato anche altri importanti contributi al congresso di Berlino, in particolare una ricerca che indaga la sicurezza dei prodotti a base di erbe tra i pazienti candidati a interventi chirurgici, ed una sulla percezione del rischio dei prodotti naturali da parte di un gruppo consistente di erboristi, dimostrando come sia necessaria una informazione corretta circa l'uso e i limiti di tali prodotti. Luigi Gori invece ha tenuto una comunicazione orale sulla utilità delle manipolazioni vertebrali nei pazienti con dolore di schiena benigno ricorrente, sia in termini di riduzione del dolore stesso, dell'assunzione di FANS e del ricorso ad esami diagnostici.
Il gruppo di ricerca di Careggi si propone nuovi e importanti traguardi in vista del Congresso ECIM 2012 che si terrà proprio a Firenze, con il sostegno della Regione Toscana e della stessa Università di Firenze.

Fabio Firenzuoli, Alfredo Vannacci
Centro di Medicina Integrativa, AOU Careggi
Dipartimento di Farmacologia, Università di Firenze

(tratto interamente da e-mail del 10 ottobre 2011 ore 17:14 ricevuta dal Centro di Medicina Naturale)

giovedì 7 luglio 2011

L’assunzione di vitamine in gravidanza può ridurre il rischio di autismo

L'acido folico, noto anche come vitamina B9, può aiutare a prevenire disturbi del tubo neurale come la spina bifida in feti in via di sviluppo (sebbene il meccanismo non sia  stato ad oggi chiarito). Dal 1998 la FDA ha autorizzato l'aggiunta di acido folico a prodotti con cereali in parte per tentare di intervenire precocemente sull'aumentato rischio di difetti congeniti nei bambini nati da madri che non sapevano di essere incinte e non assumevano inizialmente formulazioni prenatali. Dal 1998 i difetti congeniti negli stati uniti sono diminuiti del 19%.
Lo studio Charge (California Autism from Genetics and Environment), pubblicato suEpidemiology,  dimostra che l'assunzione prenatale di multivitaminici è più efficace se assunta prima della gravidanza. In questo studio, di tipo caso-controllo sono state arruolate famiglie del Nord della California dal 2003 al 2009. Sono stati coinvolti 288 bambini di 24-60 mesi con diagnosi di autismo, 141 bambini con disturbi dello spettro autistico e 278 bambini con sviluppo normale. Nello studio, svolto dall'Università della California presso il Medical Investigation of Neurodevelopmental Disorders Institute, sono state valutate mediante odds ratios le associazioni tra l'autismo e i dati (raccolti con metodo retrospettivo) sull'assunzione materna di vitamine prima e durante la gravidanza. Sono stati inoltre valutati gli effetti delle varianti di geni che codificano per il metabolismo delle unità monocarboniose.
E' stato evidenziato che le madri di bambini autistici o con disturbi dello spettro autistico spesso non avevano assunto vitamine nei 3 mesi prima del concepimento e durante il primo mese di gravidanza rispetto alle madri di bambini non autistici.
Assumere formulazioni prenatali ricche di acido folico prima della gravidanza può ridurre il rischio di insorgenza di patologie del 40% secondo i ricercatori.
Il rischio di autismo è risultato fino a 7 volte maggiore nei bambini le cui madri presentavano varianti dei geni che codificano per il metabolismo delle unità monocarboniose (il tetraidrofolato FH4, la forma ridotta dell'acido folico è implicato come coenzima nelle reazioni di trasformazione di unità monocarboniose).
L'uso di multivitaminici prima e durante la gravidanza può ridurre il rischio di autismo nel nascituro specialmente per madri e neonati geneticamente sensibili.
Bibliografia: Schmidt RJ et al. "Prenatal Vitamins, One-carbon Metabolism Gene Variants, and Risk for Autism" Epidemiology. 2011 Jul;22(4):476-485.

mercoledì 6 luglio 2011

Abbronzatura

L’abbronzatura è un fenomeno naturale che la pelle umana attiva in seguito all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) provenienti dalla luce solare o da luci artificiali, attuando un cambiamento di colore della pelle mediato dal rilascio di melanina. La melanina è prodotta dai melanociti, cellule specializzate e situate nell’epidermide, hanno una specifica azione protettiva del derma rispetto ai possibili danni causati da raggi ultravioletti provenienti dalla luce solare e che si esplica attraverso il meccanismo dell’abbronzatura. Il Sole emette luce ultravioletta in tre le bande: UV-A (λ 320-400, UV-B (λ 280-320 nm): e UV-C (λ 400-100 nm). A causa dell’assorbimento da parte dell’atmosfera terrestre, in particolare lo strato di ozono, il 100% degli UV-C e il 95% degli UV-B è assorbito dall’atmosfera, mentre circa il 99% degli ultravioletti che arrivano sulla superficie terrestre sono UV-A.
Le radiazioni ultraviolette (UV o raggi ultravioletti) sono radiazioni elettromagnetiche con una lunghezza d’onda inferiore alla luce visibile, ma superiore ai raggi X. Infatti, il nome ultravioletto significa “oltre il violetto” (dal latino ultra, “oltre”), perché il violetto è il colore visibile con la lunghezza d’onda più corta.
Per ottenere una buona abbronzatura e prevenire effetti indesiderati è indispensabile proteggersi con cosmetici solari adatti al proprio fototipo, determinato dalle caratteristiche degli occhi, capelli e carnagione. I fototipi sono sei e si basano sul colore della pelle, dei capelli, sulla predisposizione alla comparsa di eritemi e l’attitudine ad abbronzarsi. I soggetti con fototipo chiaro (I-II), tendono a scottarsi facilmente e richiedono protezioni elevate; i fototipi più scuri (III e VI) richiedono grande attenzione almeno nella fase iniziale dell’abbronzatura. La pelle va comunque preparata a ricevere i raggi solari sia attraverso l’alimentazione sia con l’aiuto di prodotti naturali.
I prodotti solari sono classificati in funzione al fattore di protezione (Sun Protection Factor: SPF), indicato sulla confezione; esprime il moltiplicatore di tempo che consente di esporsi al sole senza scottarsi. Secondo la normativa europea i cosmetici solari devono riportare la nomenclatura dei fattori di protezione nel seguente modo: 6-10 ( bassa protezione), 15-20-25 (media protezione), 30-50 (alta protezione).

Preparazione all’abbronzatura
Un mese prima di andare in vacanza si consiglia di assumere quotidianamente degli integratori che stimolano la produzione di melanina dermica contenenti: beta-carotene, rame, vit. C, vit. E, rame, selenio e zinco e melaninum omeopatica.
Melaninum 4 CH granuli, che stimola la produzione di melanina. Questo rimedio, da un punto di vista della correttezza e ortodossia delle leggi dell’omeopatia è da considerarsi un rimedio organoterapico che alla diluizione 4 CH, secondo la legge di Legge di Arndt-Schulz, svolge un’azione stimolante la produzione di melanina.

Esposizione al sole
Durante l’esposizione al sole si consiglia di assumere alimenti liquidi e bevande melaninum omeopatica.
Melaninum 4 e 7 CH granuli
• Al mattino Assumere 5 granuli al mattino come stimolante la produzione di Melanina alla 4 CH o 5 granuli di. La sera assumere Melaninum alla 7 CH per regolarizzare la ripartizione di melanina sulla pelle.
Cuprum metallicum 9 CH granuli
• Assumere 5 granuli a pranzo, il Cuprum stimola la formazione di melanina e la catalisi ossidativa dell’aminoacido tirosina, da parte del rame bivalente e di altri ioni metallici, precursore della melanina.

Omeocosmesi naturale
Il concetto che anima questi cosmetici si basa essenzialmente sull’impiego di fitocomplessi, macerati glicerici o tinture madri diluite e dinamizzate secondo il metodo omeopatico, inseriti in un veicolo inerte apolare.
In questi prodotti oltre alla presenza di biossido di titanio, ossido di ferro e zinco in forma diluita e dinamizzata, sonopresenti rimedi in forma omeopatica: Calendula officinalis, Hypericum perfoliatum, Arnica montana, Silcea, Arciutm lappa, Cuprum metallicum, Graphites, Selenium, Zicum oxidum, Cantharis, ecc.
Di seguito sono indicate alcune formulazioni galeniche omeopatiche efficaci e di facile realizzazione in farmacia:
Olio solare - Protettivo abbronzante omeopatico
Melaninum 4-7-9 DH, Cuprum metallicum 12-24 DH, in Mallo di noci EO 5%, Carota EO 5%, olio di cocco 5%, Olio di germe di grano 10%, Olio di mandorle dolci q.b. a 100 ml. 
Uso: applicare per uso locale prima dell’esposizione al sole e più volte al dì.
Latte-crema solare - Dopo sole omeopatico
Arnica montana 15-30 DH, Hypericum perfoliatum 15-30 DH, Selenium 15-30 DH, Histaminum, 15-30 DH in Calendula TM/EG 5%, Hamamelis TM/EG 3%, in latte, crema o emulsione q.b. a 100 ml.
Uso: applicare dopo l’esposizione al sole secondo necessità.

Nutrizione in naturopatia
Durante l’esposizione solare preferire alimenti liquidi, che stimolano la produzione di melanina e che svolgono un’azione antiossidante proteggendo la pelle dall’invecchiamento precoce. Quindi, preferire alimenti ad alto contenuto di pigmenti cromofori (colorati in giallo, arancio e rosso): frutta (albicocche, ciliegie, fragole, lamponi, melone, pesche), verdure (carote, cavolfiore, indivia, lattuga, papaia, patata dolce, peperoni gialli e rossi, pomodori, spinaci, verza, zucca), carne (fegato).
(tratto interamente da: dott. Rocco Carbone - Diagnosi&Terapia - giugno 2011)

mercoledì 22 giugno 2011

CORSO MASSOTERAPISTA E IDROTERAPISTA

MASSOTERAPISTA E IDROTERAPISTA
(Massaggiatore e Capo Bagnino degli Stabilimenti Idroterapici)

Costo totale del biennio: € 3.000

Riconosciuto con esame e attestato finale dalla Regione Lombardia e dall'Associazione Italiana Massoterapisti (AIM)

L’abilitazione all’esercizio dell’arte ausiliaria della professione sanitaria di Massaggiatore e Capo Bagnino degli stabilimenti idroterapici, con valenza di qualifica professionale, consente a questi professionisti di operare per il benessere e la salute della persona, nei Centri per la salute, a domicilio e/o presso il proprio studio.
Un’abilitazione che introduce maggiori possibilità di lavoro e di imprenditorialità in questo settore.
Il corso della durata di 1500 ore dà l’opportunità di conoscere nella teoria e nella pratica alcune tecniche di massaggio tra le più efficaci sia in condizioni di salute che di patologia (sotto prescrizione medica). 
Esso si articola in:
- 550 ore in classe di teoria.
- 450 ore per lo sviluppo di competenze tecnico-professionali (Tecniche del Massaggio, Idroterapia, Miofasciale, Linfodrenaggio, Elettromedicali, Ayurvedico, 
  Shiatsu, Bendaggio Funzionale e Taping, Posturologia, ecc).
- 500 ore di stage presso stabilimenti idroterapici, studi medici e benessere.

Requisiti di accesso:
- aver compiuto 18 anni all’atto di iscrizione al corso.
- Essere in possesso del diploma di secondaria superiore o di qualifica
 professionale almeno biennale rilasciata al termine di percorsi di
 istruzione formazione professionale.

Numero massimo di allievi per corso: 25.

Durata del corso: 2 anni
Verrà effettuato a Saronno (sede da destinarsi).
IL CORSO PARTIRA' DA SETTEMBRE 2011 E LE ISCRIZIONI CHIUDONO A FINE LUGLIO

E' permesso assentarsi al 10% del monte ore e la frequenza è la seguente:
2 fine settimana al mese da ven alla domenica (venerdì dalle 18 alle 22, sabato e domenica full time), più un'altro sabato full time.

E' previsto un fine settimana in un centro iIdrotermale a Trento (con convenzione per vitto e alloggio).

Il corso partirà al raggiungimento dei 25 iscritti.

E' previsto il riconoscimento dei titoli formativi pregressi col limite del 50% del monte ore per legge.

E' necessario procedere con la pre-iscrizione.

Per ulteriori informazioni contattare la Segreteria
Saronno – Vicolo S. Marta, 9 – tel. 02-9603249 fax. 02-96707884
Tutti i giorni (sabato e domenica esclusi) dalle ore 9,30 alle ore 12,30 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00


venerdì 10 giugno 2011

Eventi giugno 2011 Centro Botanico Milano

Gentili amici,
questo mese vi segnalo:

. I fiori di Bach e le fiabe
. Corsi e Segnalazioni
  

. Martedi 28 giugno alle ore 18 in via C. Correnti 10 incontro su I fiori di Bach e le fiabe Immergersi in una saggezza antica per il benessere di oggi a cura della naturopata Patrizia Costanzo. Ogni fiaba racconta precise situazioni di vita in cui ognuno di noi, anche non volendo, può trovarsi incastrato, invischiato, coinvolto. I fiori di Bach hanno la capacità di sostenerci e di aiutarci proprio in questi momenti e situazioni difficili. Ci sono dunque schemi profondi che legano tra loro Fiabe e Fiori di Bach. Ed e’ la scoperta di tali schemi che questi incontri propongono, con la finalità poetica ma concreta di offrire un valido strumento in più per affrontare la vita quotidiana e i suoi numerosi stress. Lo faranno attraverso un viaggio conoscitivo al crocevia tra le scoperte del dottor Edward Bach (famoso per avere inventato la metodica che da lui ha preso nome, i Fiori di Bach) e le riflessioni psicologiche della dott.ssa Marie-Louise von Franz, allieva e collaboratrice di Carl G. Jung. Durante l’incontro sarà presentato il Corso I fiori di Bach e le fiabe, un valido aiuto per comprendere i rapporti tra Fiori di Bach e Fiaba sia a livello pratico che teorico. Per chi vuole aiutarsi in affinità con la natura e con la propria vera natura. Ingresso libero.

. Corso di Chan Mi Gong L’antica arte cinese di coltivare l’energia attraverso il respiro, il movimento, la visualizzazione  per aumentare la propria forza interio-re, per ritardare i processi di invecchiamento e po-tenziare il nostro sistema immunitario. A cura di Aldo Elia. Mercoledì 8/15/22/29 giugno dalle 15:15 alle 16:30 in C. Correnti 10. Si consiglia abbigliamento comodo e calzettoni. Per informazioni 347/8395568. Sempre a questo numero si possono prenotare mas-saggi shiatsu.

NB: Vi ricordo che e’ possibile ascoltare o riascoltare alcune conferenze svolte al CB su Youtube
SEGNALAZIONI

I. Appuntamento con la bellezza dr. Hauschka
venerdi 17 in p.zza San Marco 1 prenotate una seduta di trucco gratuito con Fiorella, makeup artist al numero 02/29013254 (reparto erboristeria).

II. "Colui al quale la Natura inizia a svelare il suo mi-stero manifesto, sente un irresistibile anelito verso la sua più degna interprete:l'Arte" (Goethe). Segnaliamo il corso di pittura e di scultura della pietra a cura di  Manuela Pagura e Martin Gerull. Ai piedi di  Montevecchia, nel parco del Curone. Per informazioni www.martingerull.com

per gentile concessione della redazione di [Centro Botanico] Milano in via De Grassi, 15


UFFICIO STAMPA
dr.ssa Cinzia Gianfelice stampa@centrobotanico.it
Tel: 02/4984707
Fax: 02/48196636
www.centrobotanico.it

lunedì 6 giugno 2011

La L-Teanina può migliorare l’attenzione in soggetti ansiosi

Somministrazioni quotidiane di L-teanina possono aiutare i soggetti ansiosi a focalizzarsi sulle loro attività giornaliere secondo i risultati emersi da uno studio svolto in Giappone.
La L-teanina è un aminoacido presente in natura nelle foglie del tè verde (Camelia sinesis L.) ed esercita un'attività tranquillante e rilassante senza indurre sonnolenza ma sostenendo lucidità e reattività. La L-teanina ha dimostrato in diversi studi di ridurre lo stress, di esercitare un'azione neuroprotettiva e di migliorare l'attenzione. Nelle foglie del tè è presente in basse concentrazioni (meno del 2%) perciò non possono essere assunti dosaggi efficaci (100-200 mg/die) bevendo il tè.
In uno studio giapponese sono stati arruolati 18 studenti universitari sani ed è stato misurato il loro livello di ansia utilizzando una scala di ansia manifesta (MAS). Gli studenti sono stati divisi in due gruppi: uno con ansia elevata e un altro con ansia minima. Entrambi i gruppi sono stati trattati con acqua oppure con acqua + L-teanina (200 mg/100 ml). Il test è stato ripetuto più volte e sono state fatte valutazioni tra i 15 e i 60 minuti successivi all'ingestione. I risultati mostrano che negli studenti molto ansiosi il trattamento con L-teanina ha diminuito la frequenza cardiaca,ha migliorato l'attenzione e i tempi di reazione  rispetto ai membri dello stesso gruppo trattati con placebo. Non sono stati osservati benefici significativi  negli studenti con ansia minima. Gli autori sottolineano che il trattamento con L-teanina, a differenza di altri trattamenti convenzionali anti-ansia, non ha aumentato la sonnolenza, rallentato i riflessi nè peggiorato la concentrazione.
Lo studio dimostra che la somministrazione di 200 mg di L-teanina modifica l'attività elettrica del cervello aumentando le onde alfa (caratteristiche di uno stato di coscienza vigile ma rilassata, priva di pensieri e preoccupazioni) misurate con l'elettroencefalogramma.
(Bibliografia: Higashiyama A et al. "Effects of L-theanine on attention and reaction time response" Journal of Functional Foods doi 10.1016/j.jff.2011.03.009)

mercoledì 1 giugno 2011

Il melograno protegge la pelle dai raggi UVB

Estratti di melograno possono proteggere la pelle dagli effetti dannosi dei raggi UVB, offrendo interessanti approcci dietetici per prevenire le rughe.
Un gruppo di scienziati coreani con una pubblicazione su Experimental Dermatology riferiscono che l'acido ellagico contenuto nel melograno potrebbe impedire la degradazione del collagene nelle cellule della pelle umana.
La ricerca conferma quanto pubblicato in precedenza relativo a studi su topi glabri che hanno dimostrato che il polifenolo del melograno ha impedito l'inspessimento della pelle dopo esposizioni ai raggi UV.
Applicato localmente a topi glabri ad una concentrazione di 10 micormoli per litro, l'acido ellagico è stato associato ad una riduzione della produzione dei composti pro infiammatori interleuchina- lbeta (IL-lb) e IL-6.
I ricercatori coreani hanno utilizzato cellule di pelle (cheratinociti) e fibroblasti di origine umana, che producono la matrice extracellulare e di collagene nella pelle.

(integralmente tratto da: Fp del 23 maggio 2011)

mercoledì 18 maggio 2011

Articolo di Christian Boiron a difesa dell'omeopatia

L’European Journal of Internal Medicine ha pubblicato un articolo di Christian Boiron che risponde ad un precedente articolo pubblicato sulla stessa rivista a firma del Prof. Pandolfi  (2010, Homeopathy: Ex nihilo fit nihil; 21 : 147–148), nel quale  denigrava il metodo omeopatico come terapia e  il suo utilizzo da parte dei medici.
In questo articolo, Christian Boiron ripercorre le tappe fondamentali dello sviluppo dell’omeopatia e dell’azienda di famiglia, fondata  dal padre e dallo zio, Jean e Henri Boiron, laureati in scienze, nonché, medaglie d’oro e d’argento alla facoltà di farmacia di Nancy.
Christian Boiron, nel suo articolo, compie un viaggio  partendo da  Hahnemann, fondatore dell’omeopatia, evidenziando il valore altamente scientifico delle sue  intuizioni, ripercorrendo le analisi a partire da quella di Klenijnen et al. nel 1991 et le successive, trattate anche da Pandolfi nel suo articolo, rifiutando tutte le sue argomentazioni e ponendo invece l’accento sulla pubblicazione di Ludtke R. et Rutten pubblicata su Journal of Clinical Epidemiology (2008); smentisce, inoltre, in modo scientifico ed inconfutabile dal punto di vista metodologico, il celebre attacco del Lancet 2005 che proclamava la fine dell’omeopatia.
Christian Boiron conclude che l’ostinarsi a rifiutare e denigrare l’omeopatia (aggiungerei ciò che non si conosce!) è un atteggiamento  anti-scientifico inaccettabile. È giunto il  momento che il paziente sia considerato l’elemento centrale e che omeopatia e allopatia facciano fronte comune con l’unico obiettivo di essere al servizio del paziente offrendogli una medicina integrata e che possa risolvere la sua sofferenza.

E Voi cari lettori cosa ne pensate?

L'intero articolo è riportato qui di seguito


L’articolo di Pandolfi [1] denigra l’omeopatia e gli omeopati, generalizzando, in maniera eccesiva, i punti di vista di alcuni pazienti o medici che può aver sentito!
Questo atteggiamento mi sembra assai poco scientifico…
Personalmente, non mi ritrovo affatto nelle sue descrizioni.
Eppure, il mio è un punto di vista abbastanza privilegiato per testimoniare la realtà dell’omeopatia, poiché   sono   nato   63   anni   fa   in   una   famiglia   che   si   è dedicata a questa tematica.
Mio padre e mio zio, Jean e Henri Boiron, laureati in scienze, medaglie d’oro e d’argento della facoltà di farmacia di Nancy, hanno dedicato tutta la loro vita - fortunatamente lunga - a lavorare su tutti gli aspetti scientifici dell’omeopatia (farmacologia, biologia, fisico-chimica, clinica) insieme a ricercatori indipendenti, soprattutto in ambito universitario. Il risultato di questi sforzi è che negli ultimi 70 anni si sono moltiplicate le pubblicazioni scientifiche in tutto il mondo.
Io stesso ho creato due fondazioni scientifiche, una  negli Stati Uniti, la “Boiron Research Foundation” (1982), l’altra in Francia, la “Fondation française pour la Recherche en Homéopathie” (1985), nell’ambito
della “Fondation de France”.
Ho peraltro scritto un libro in cui respingo chiaramente qualsiasi atteggiamento settario, sia in omeopatia che
in allopatia. (“Il futuro dell'omeopatia” Edizione Tecniche Nuove 2004, “The future of homeopathy” Hatherleigh, in corso di stampa).
Ecco quindi alcune modifiche che desidero apportare alle affermazioni di Pandolfi.
Innanzitutto, l’omeopatia è parte integrante della scienza moderna, ed è frutto di alcuni dei primi studi di tossicologia e di farmacologia, avviati da Hahnemann, il suo fondatore.
Decise di sperimentare su se stesso e sui suoi amici la maggior parte dei  medicinali conosciuti all’epoca, dai sali di mercurio  o  di arsenico, dalla nux vomica alla corteccia di china.
Fu in occasione di questa sperimentazione sistematica e del tutto innovativa che scoprì la “similitudine” tra il potere tossico delle sostanze
medicinali e il loro potenziale terapeutico. Fece di questa osservazione ricorrente la base di una nuova tecnica di indagine farmacologica di cui gettò le basi nella sua opera pubblicata nel 1796: “Saggio su un nuovo principio per scoprire le virtù curative delle sostanze medicinali”. Basta leggere quest’opera per capire che Hahnemann non era un sognatore, ma un farmacologo rigoroso pronto a sperimentare su se stesso la maggior parte delle sostanze che si somministravano all’epoca ai malati…
Continuando ad approfondire in modo rigoroso e oggettivo la ricerca di questo nuovo metodo di screening, scoprì una nuova farmacologia, quella dell’infinitesimale. L’utilizzo di sostanze con proprietà tossiche simili ai sintomi del malato provoca, anche a basse dosi, un peggioramento farmacologico che preannuncia il miglioramento o la guarigione, ma può rivelarsi fastidioso. Hahnemann diluì allora sempre più le sostanze di base fino a raggiungere quello che noi chiamiamo oggi l’“infinitesimale” e che ha fatto Questa famosa dose infinitesimale non è quindi una teoria, ma il risultato di una serie di osservazioni e sperimentazioni.
Hahnemann per primo si rendeva conto dell’apparente incongruità della propria scoperta: nonostante Avogadro non avesse ancora scoperto il suo “numero magico”, Hahnemann sapeva che stava andando oltre il muro teorico delle molecole. 
In ogni caso, non sono i risultati clinici della medicina omeopatica a porre dei problemi, né i loro principi scientifici di base, bensì è la loro diluizione infinitesimale che pone una questione scientifica veramente difficile.
Ma non è sufficiente negare l'omeopatia per eliminare il problema che essa pone; come non basta provare l'efficacia clinica di questi medicinali per rimuovere l'ostacolo dell'infinitesimale, e neppure è sufficiente mostrare questa realtà infinitesimale sul piano della biologia o della fisica, come abbiamo già fatto a più riprese.
Sussiste sempre questo enorme interrogativo: com'è possibile che queste diluizioni producano una realtà fisica, biologica, farmacologica, clinica?
Per il momento, la scienza non ci dà nessuna risposta, ma solo qualche pista di riflessione. È una questione di tempo.
I progressi nella nostra comprensione dell'infinitamente piccolo, che sta aumentando ogni giorno e finalmente si spiaggerà sulla nostra costa omeopatica.
Per il momento, siamo costretti  a progredire nel campo della farmacologia, della clinica, della biologia e
dell'epidemiologia, in attesa di risposte da parte della fisica, della chimica e della matematica.
Nel suo articolo Pandolfi affronta anche la questione della meta-analisi delle sperimentazioni cliniche omeopatiche.
Non tutte queste sperimentazioni sono negative; anzi il contrario! 
I detrattori dell’omeopatia hanno voluto utilizzare il metodo della meta-analisi per dimostrare che l'omeopatia non era altro che un placebo. Invece questa meta-analisi ha unanimemente dimostrato il contrario. 
Quella di Kleijnen et al. [2]: “il livello delle prove degli studi clinici è positivo”; quella di Boissel et al. [3], nel 1996, in un rapporto alla Commissione Europea: “i pazienti curati con l'omeopatia hanno avuto maggiori effetti benefici di quelli che hanno assunto il placebo”; quella di Clausius et al. [4] nel 1997: “i risultati di questa meta-analisi sono incompatibili con l'ipotesi che gli effetti clinici dell'omeopatia siano esclusivamente dovuti a un effetto placebo”. 
Se si fosse trattato di un medicinale allopatico utilizzato con successo da quasi due secoli, tutte queste meta-analisi sarebbero state sufficienti a corroborarne l'uso e a fargli avere una medaglia. Per l'omeopatia, questi risultati non andavano bene, perché questa efficacia non era ammissibile da un punto di vista teorico. Bisognava dunque ricominciare da capo, facendo una nuova meta-analisi per provare almeno che l’omeopatia non era altro che un placebo. Ecco quindi quella di Boissel et al. [3]  pubblicata nel 2000. Purtroppo, anche questa meta-analisi diede un risultato positivo! “Ci sono prove che le cure omeopatiche
sono più efficaci del placebo”…
Posso immaginare l'irritazione di coloro la cui missione è quella di uccidere l'omeopatia e che, al contrario, vedono che i loro sforzi non fanno altro che rinforzarne la credibilità.
Ecco allora nel 2005 l’ennesimo impegno con la pubblicazione della pseudo meta-analisi di Shang et al. [5]. 
Homeopathy, a tremendous opportunity for medicine! 
Christian Boiron
President of Boiron Group scorrere così tanto inchiostro negli ultimi 200 anni!
Da un’attenta e approfondita lettura di questa metanalisi, tutti gli studi presi in esame erano randomizzati e controllati con placebo. Iniziando dai risultati, essi sono essenzialmente i seguenti:
• In entrambi i gruppi (pubblicazioni di omeopatia e di medicina convenzionale) la larga maggioranza degli
studi clinici ha riportato effetti positivi del medicinale rispetto al placebo.
• È stata effettuata un’analisi della qualità metodologica e quindi una graduatoria degli studi considerati, utilizzando come parametri qualitativi i metodi di randomizzazione usati, le procedure di mascheramento (dei medici, dei pazienti e dei valutatori del risultato) e il tipo di analisi dei dati. Solo 21 studi omeopatici (19%) e ancora meno, 9 (8%), studi di medicina convenzionale sono stati giudicati di alta qualità. Comunque, considerando l’insieme di tutti gli studi, le differenze di qualità tra omeopatia e medicina convenzionale non erano significative.
• In entrambi i gruppi, gli studi più piccoli e quelli di minore qualità riportavano effetti con maggiori benefici
rispetto agli studi di maggiore qualità. Selezionando tra gli studi di maggiore qualità quelli con il maggior numero di pazienti, l’odds ratio dell’omeopatia (8 studi) è risultato 0,88 (95% CI 0,65–1,19) mentre quello della medicina convenzionale (6 studi) è risultato 0,58 (0,39–0,85). Da questo gli autori hanno tratto l’indicazione che l’omeopatia non sia diversa dal placebo! Finalmente! 
Per loro sfortuna però il lavoro di Shang et al. è stato molto criticato per varie ragioni riassunte da Fisher et
al. [6] nel 2005, da Ludtke e Rutten. [7] nel 2008 e da Rutten e Stolper [8] nel 2008.
In realtà, i risultati dell’indagine sono sostanzialmente una conferma delle precedenti meta-analisi dei trials omeopatici, le quali avevano sempre evidenziato la prevalenza di effetti terapeutici positivi, ma l’operazione più discutibile degli autori svizzeri, sul piano dell’utilizzo dei dati raccolti, è stata quella di
estrarre, secondo un ulteriore criterio quantitativo (gli studi con maggior numero di casi tra quelli del gruppo di alta qualità) 8 (otto!) trials omeopatici e 6 (sei!) trials allopatici: confrontando esclusivamente questi pochissimi studi, gli autori sono giunti alla conclusione della inefficacia dell’omeopatia.
In altre parole, l’analisi dei risultati, escludendo 102 studi su 110, è fatta in modo da arrivare ad una interpretazione che suona come una conferma della convinzione di inefficacia già esplicitata all’inizio.
Ma, se avesse letto la meta-analisi di Ludtke e Rutten, si sarebbe accorto di una sorprendente osservazione:
i risultati negativi del lavoro di Shang sono influenzati da un singolo trial sulla prevenzione del dolore muscolare nei maratoneti.
Perché non farla finita con questa negazione antiscientifica ricorrente e vergognosa?
Tanto più che, con le sue centinaia di migliaia di morti all'anno (Starfield [9]) e con appena l'11% dei farmaci il cui effetto è chiaramente benefico, l’allopatia non ha certo di che dimostrarsi arrogante o sprezzante.
È ormai tempo che le due branche della terapia farmacologica, l'allopatia e l'omeopatia, concludano un'unione sacra al servizio del malato, per trovare finalmente le chiavi di volta per malattie come il cancro, l'AIDS, le cardiopatie, le allergie e le parassitosi.
L'omeopatia è pronta a servire la causa.
Christian Boiron

Riferimenti bibliografici:
[1] Pandolfi M., Homeopathy: Ex nihilo fit nihil, Eur J Intern
Med 2010; 21: 147–148.
[2] Klenijnen J., Knipschild P., Riet G., Clinical trials of
homeopathy. BMJ 1991; 302:316-323.
[3] Boissel J.P., Cucherat M., Gooch M., Haugh M.C.
Evidence of clinical efficacy oh homeopathy A metaanalysis of clinical trials. Eur J  Pharmacol 2000; 56:27-33.
[4] Clausius N., Eitel F., Hedges V.L., Jonas E.B., Linde K.,
Melchart D., Ramirez G., Are the clinical effects of
homoeopathy placebo effects ? A meta-analysis of
placebo-controlled trials.Lancet 1997; 350:834-843.
[5] Shang A, Huwiler-Müntener K, Nartey L, et al. Are the
clinical effects of homoeopathy placebo effects?
Comparative study of placebo-controlled trials of
homoeopathy and allopathy. Lancet 2005; 366: 726–32.
[6] Fisher P, Berman B, Davidson J, Reilly D, Thompson T.
Are the clinical effects of homoeopathy placebo effects?
Lancet 2005; 366:2082-3.
[7] Lüdtke R, Rutten AL. The conclusions on the
effectiveness of homeopathy  highly depend on the set of
analyzed trials. J Clin Epidemiol. 2008; 61:1197-1204. 
[8] Rutten AL, Stolper CF.  The 2005 meta-analysis of
homeopathy: the importance of post-publication data.
Homeopathy 2008; 97:169-177.
[9] Starfield B. Is US health really the best in the world?
JAMA 2000; 284; 483-485.